IL BALUARDO
La Cittadella fortificata di Modena
Storia di monumento e della sua riconversione
La Cittadella fortificata di Modena venne costruita per volere di Francesco l nella prima metà del XVII secolo nella zona a Nord-Ovest ai margini della città storica su un progetto degli ingegneri militari Tensini, Candido e Castellamonte.
Attualmente la porta di ingresso alla Cittadella è l’unico fabbricato rimasto dell’insieme fortificato: testimonianza di un opera imponente e significativa per la storia della città di Modena, sopravissuta alle demolizioni attuate nel XX secolo, che hanno cancellato il complesso militare dalla memoria storica della città.
Per la sua caratteristica forma di fortezza pentagonale (con lati di 310 metri circa ognuno) circondata da possenti mura difensive, la Cittadella per più di tre secoli ha rappresentato una parte significativa della forma urbana nel suo limite tra costruttivo e vuoto della campagna circostante.
Inoltre proprio nella sua funzione di luogo deputato al potere militare il complesso venne sempre identificato come simbolo stesso della forza e del potere politico del ducato estense.
In una mappa del 1670 conservata presso l’Archivio di Stato di Modena è possibile riconoscere la Cittadella fortificata con i cinque bastioni isolata e circondata dal fossato, che corre anche lungo tutto il perimetro della città, detto “ fossa della città “.
Vari edifici con funzioni diverse erano disposti, in maniera regolare, all’interno della fortezza mentre all’esterno si apriva la spianata detta “Piazza d’armi“ quasi una cerniera tra il tessuto urbano e la Cittadella stessa.
Si accedeva al suo interno oltrepassando il fossato per il tramite del ponte levatoio posto nel lato destro del baluardo Sud e da qui si entrava all’interno della fortezza passando all’interno del primo edificio: la porta di ingresso.
Si trattava di una vera e propria piccola città che viveva di un autonomia propria pur esistendo in quanto luogo deputato al servizio di controllo e difesa che espletava nei confronti della città insediata.
Sin dalla fondazione della roccaforte militare modenese venne nel corso dei secoli assediata più volte forze nemiche; bombardata e distrutta subì vari interventi di restauro degli edifici che la componevano fino a quando alla fine del XVIII secolo prima il duca Francesco III e poi il duca Ercole III avviarono una serie di interventi strutturali significativi per cambiare la forma e la funzione delle mura, della piazza d’armi e di una parte della Cittadella stessa. Inoltre la città di Modena, al pari di altre capitali della penisola, avvertiva il bisogno di stare al passo con i tempi e per rispondere alle nuove esigenze di svago e di intrattenimento sociale avviò una serie di trasformazioni sostanziali dei luoghi “aperti” e liberi cioè degli spazi rimasti non costruiti che si trovavano all’interno della cinta difensiva.
Per esempio i terrapieni delle mura subirono modifiche sostanziali con l’obiettivo di agevolare il passeggio delle carrozze, così come per lo stesso motivo vennero modificati gli accessi pedonali alle mura stesse.
Inoltre nel 1775 si rese praticabile per le carrozze la strada che congiungeva la cittadella con la città rompendo quindi l’isolamento fisico e simbolico che da oltre un secolo e mezzo separava il complesso militare dal organismo urbano.
Ma il periodo fondamentale per il cambiamento funzionale di questi spazi da destinare all’intrattenimento urbano è quello del duca Ercole III durante il quale vennero portate a compimento le premesse poste durante il ducato di Francesco III.
Con il passare degli anni erano definitivamente cambiati i tempi e l’esterno territoriale non veniva più percepito come uno spazio da temere a causa delle invasioni nemiche ma come spazio visivo aperto sulla campagna.
Nei primi mesi del 1782 Ercole III fece demolire il bastione Sud della Cittadella al fine di integrare meglio il complesso militare con la Piazza d’armi e quindi con la città; inoltre con l’affidamento dei lavori a Pietro Giardini e Angelo Scarabelli Pedocca fece colmare le fosse d’acqua e abbassare i quattro bastioni rimasti, vennero appianati i terrapieni e gli spalti includendo cosi il perimetro della Cittadella nel percorso del pubblico passeggio sulle mura urbane.
Nelle cronache del tempo leggiamo che la passeggiata sulle mura di Modena era considerata una delle più belle d’Italia per salubrità dell’aria e amenità di vedute.
I lavori di modifica realizzati da Ercole III non avevano intaccato solo l’aspetto esteriore della Cittadella e dello spazio circostante, ma più profondamente avevano evidenziato l’inizio della perdita della funzione primaria difensiva della cinta fortificata e della sua fortezza così come si evince da considerazioni dirette espresse dal duca nel 1792 circa la convinzione che tutto sommato l’apparato difensivo della città fosse ormai inutile e inadeguato a resistere agli assalti dei nemici nell’ idea che un sistema di difesa sottodimensionato rappresentasse paradossalmente un richiamo all’attacco.
Nelle cronache il duca fa esplicito richiamo agli esempi di prassi politica sostenuta dai sovrani vicini “i quali mancando di Cittadella avevano potuto con la loro neutralità restar tranquilli nelle proprie residenze in mezzo ai tumulti guerreschi”.
Ma i tempi passano cosi come pure gli assetti politici si trasformano: quando i francesi arrivarono a Modena tutta l’area della Cittadella riassunse il suo primario ruolo difensivo.
Già nel 1796 al indomani della partenza del duca, in realtà in fuga per Venezia, cominciarono i lavori per isolare nuovamente, attraverso l’interruzione dei viali di accesso, la fortezza della Cittadella dal resto della città.
Inoltre per motivi di organizzazione militare la città di Modena venne scelta come quartiere generale dell’armata francese fino al 1801 e di conseguenza scattò l’esigenza di utilizzare la Cittadella per l’alloggiamento delle truppe e la Piazza d’armi per le esercitazioni militari.
Intorno al 1830 la Cittadella riconfermò la sua funzione militare e carceraria nei confronti della città: un anno dopo nel 1831 vi furono giustiziati Ciro Menotti e Vincenzo Borelli e nel 1838 vi morì anche Antonio Lugli capo ideologico dei moti rivoluzionari del ’31.
Nel 1832 Francesco IV, nell’ intento di ripristinare al massimo l’immagine di città solida e inespugnabile, consolidò le fortificazioni della Cittadella e la restaurò nelle parti distrutte; fece riedificare le cortine laterali e scavò i fossati perimetrali per renderli più larghi e profondi; inoltre fece costruire una torre cannoniera proprio di fronte al viale di ingresso della Cittadella detta “Torre alla Prova” a quattro piani “nel superiore dei quali si disponevano in bocchette tre pezzi di artiglieria che servivano a battere la città” cosi come riportato in una descrizione di anonimo del periodo.
La torre fortificata sopradescritta durò però solo pochi anni: venne demolita dal governo rivoluzionari nel 1848 all’epoca della reggenza di Francesco V.
Ritornando al 1839, in Piazza d’armi venne costruito il nuovo Foro Boario opera dell’architetto Francesco Vandelli e successivamente i prati della Piazza vennero trasformati in un ippodromo ad anello.
Dopo il 1860 nella nuova era di pace e di unità nazionale la trasformazione funzionale dello spazio di rispetto della zona militare avvio per sempre il processo di dissolvimento del ruolo e della funzione della Cittadella.
All’inizio del secolo XX la necessità di ricavare aree fabbricabili all’esterno delle mura cittadine avvio quel radicale processo di trasformazione urbana che mutò per sempre la configurazione della città attraverso l’abbattimento sistematico delle mura urbiche, in risposta ad una città in rapida espansione che si sviluppava in tutte le direzioni verso la campagna.
Le radicali operazioni di trasformazione urbana univano in un duplice obiettivo, l’azione concreta dell’Amministrazione Comunale, impegnata da un lato a fare fronte alla crescente disoccupazione della popolazione, dall’altro a collegare direttamente con la città storica le nuove aree fabbricabili esterne da lottizzare per i nuovi quartieri.
L’abbattimento di tutto il perimetro delle mura della città, comprese anche delle fortificazioni pentagonali alla Cittadella, impegnerà l’Amministrazione Comunale nei primi decenni del XX secolo in un ‘opera di trasformazione urbanistica senza precedenti che ha segnato il passaggio tra la vecchia e la nuova città moderna: i nuovi viali sorti sull’anello della cinta difensiva scomparsa, oltre alla funzione legata alla circolazione delle autovetture, acquistano una funzione di filtro ambientale creando un passaggio graduale alla periferia e diluendo verso l’esterno la visione di insediamento concentrato tipico della città antica.
Nell’area della cittadella ormai sguarnita dall’involucro difensivo delle mura rimasero in piedi, per pochi decenni, solo gli edifici interni che in un lento ma inesorabile degrado vennero definitivamente abbattuti intorno al 1960 per permettere la costruzione di nuovi fabbricati. In seguito alla loro demolizione sono sorti vari edifici costruiti tra gli anni ’60 e ’70 inerenti a destinazioni d’uso disomogenee tra loro: residenziali, terziarie, oltre a scuole, palestre e al parcheggio dello stadio.
Interventi che hanno via via inserito e costretto l’edificio superstite dell’ingresso in un piccolo lotto secondo un orientamento che esula dal suo punto allineamento originario. facendolo precipitare in una situazione di totale estraneità con il contesto.
Come un relitto, il fabbricato emergeva in un contesto altro senza nessun legame ne con gli edifici circostanti ne tanto meno con la città che per anni lo ha ignorato in un processo di cancellazione inarrestabile della memoria storica.
Il nuovo centro culturale della città.
Alla fine degli anni ’90 l’Amministrazione Comunale affida un primo progetto di recupero dell’edificio agli Arch.ti Stagi e Pozzi finalizzato al consolidamento strutturale e alla eliminazione delle superfetazioni che nel corsi dei decenni avevano appesantito e trasformato la concezione architettonica originaria.
Il progetto comprendeva solo il recupero strutturale poiché l’ Amministrazione Comunale non aveva ancora individuato le possibili destinazioni dell’immobile.
Ai primi anni del 2000 un nuovo progetto esecutivo redatto dall’ Arch. Manuela Francesca Panini finalizzato al recupero e alla ridefinizione funzionale del complesso, individua una nuova identità per la Cittadella come centro culturale e di aggregazione: il locale infatti dispone di una ampia superficie coperta al Piano Terra di 935 mq e di un ulteriore spazio al Piano Primo di 413 mq coperti oltre a 455 mq. di terrazza.
Secondo il nuovo progetto Il Piano Terra, caratterizzato dagli ampi saloni originali voltati a botte e a crociera in asse con il percorso centrale in origine carrabile per le carrozze, è destinato ad ospitare diverse attività culturali tra cui concerti, performances, con particolare riguardo ai caffè letterari e agli incontri per conferenze e presentazioni; mentre il Piano Primo un tempo adibito a residenza militare e collegato al piano sottostante per il tramite di una scala interna e di ascensori, è destinato ad attività di ristorazione.
Le aree esterne opportunamente allestite e illuminate ospitano percorsi d’arte e momenti di incontro.
Per rispondere alle esigenze di pubblico spettacolo relativamente ai concerti e alle attività teatrali il progetto ha previsto un allestimento parallelo e integrato inerente l’abbattimento dell’impatto acustico e un opportuno sistema di illuminazione scenografica a leds programmabili per le diverse esigenze illuminotecniche.
Le soluzioni tecniche adottate, unite ad un impeccabile sistema di controllo del comfort interno, non hanno alterato la suggestione dei locali permettendo al complesso monumentale di riconquistare la piena dignità architettonica originaria.
Il recupero dell’edificio, restituito alla città in tutto il suo splendore e in tutta la sua valenza funzionale, ha evitato il rischio della cancellazione di un pezzo della storia urbana ricollegando, anche se parzialmente, pezzi di memoria che altrimenti si sarebbero dispersi per sempre.
Arch. Manuela Francesca Panini